sabato 30 maggio 2020

STEP#18-NELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA

         Nicholas Georgescu Roegen, la bioeconomia e la legge dell’entropia

 Nicholas Georgescu Roegen (1906-1994), professore rumeno emigrato in America quando la sua Patria divenne comunista, pensatore di frontiera,  snodo e cerniera di un approccio all’economia del tutto nuovo ed originale. Economista, innanzitutto, ma anche matematico, filosofo, ecologo, scienziato e filosofo della scienza : soprattutto, grande innovatore e teorizzatore dell’incontro tra economia, biologia, fisica, all’insegna di un nuovo paradigma, che potremmo definire “del limite”, e fondatore di una nuova disciplina, la bioeconomia.
                                                     (nicholas georgescu-roegen)

Il nucleo forte del pensiero di Georgescu  è infatti la teorizzazione, anzi la scoperta, in termini epistemologici e pratici, che nessuna scienza umana può evitare di tenere conto dell’ineluttabilità delle leggi della fisica, ed in particolare del Secondo principio della Termodinamica, secondo il quale, in un sistema chiuso, alla fine di ogni processo, la qualità dell’energia, dunque la possibilità di un suo successivo riutilizzo, è sempre inferiore rispetto all’inizio. Qualsiasi percorso economico che produca merci o materiali (ma nell’ultima parte della sua vita Georgescu ne ebbe anche per la “new economy”)  diminuisce la disponibilità di energia per il futuro.

Il limite e l’inganno dell’economia, la scienza triste, secondo la definizione di Thomas Carlyle, sta proprio nel non tenere conto, nei propri modelli matematici e nelle eleganti teorizzazioni in forma di equazione od algoritmo, della sussistenza del limite costituito dalla finitezza delle risorse e dall’impossibilità di eludere le leggi della fisica.

In natura, nulla si crea e nulla si distrugge – questo è il primo principio della termodinamica-  ma da quando la fisica, con Sadi Carnot, nel 1824 ha elevato a legge scientifica l’elementare circostanza che il calore si muove sempre da un corpo più caldo ad uno più freddo e che tale fenomeno ha carattere irreversibile – seconda legge della termodinamica – viene a cadere uno dei cardini delle teorizzazioni economiche: il processo di produzione e consumo “circolare” dalle imprese alle famiglie e ritorno, pensato senza punti di contatto con l’esterno, né in ingresso, né in uscita.

Non è, non può essere così, perché l’economia ha a che fare con la materia, le risorse, la scarsità che ne è il principale elemento di criticità.

Sostiene il pensatore rumeno che “la scienza economica ha eliminato la dimensione ecologica dal suo orizzonte” e che ciò l’ha ridotta a sapere astratto, virtuale, disgiunto dalla realtà della biosfera.   Recuperare la dimensione “biologica” dell’economia (òikos-nomia): legge della casa, del proprio ambiente) significa porre radicalmente in discussione duecento anni e più di dogmatica liberale e marxista.


Di qui la capitale importanza, anche in economia, del concetto di “entropia“, termine coniato dal Clausius  nel 1864 (“Meccanica del calore”), che può essere definita come la misura del grado di equilibrio raggiunto da un sistema in un dato momento. A ogni trasformazione del sistema che provoca un trasferimento di energia (ovviamente senza aggiungere altra energia dall’esterno), l’entropia aumenta, producendo un disordine generale, il cui esito è, in astratto, la fine stessa.

L’intuizione vincente di Georgescu è che si può considerare un “sistema” anche l’intero pianeta, e la conclusione è che un’economia votata alla sovrapproduzione ed allo sfruttamento intensivo delle risorse, è, termodinamicamente, un suicidio per accumulo di entropia, ovvero di disordine.

Scrive al proposito Nicholas Georgescu-Roegen:”la termodinamica ci insegna non solo che la materia-energia non può essere creata o distrutta, ma anche che essa viene costantemente ed irreversibilmente degradata in scarto, una forma inutile per gli interessi umani. E’ in questa legge della termodinamica che si trova la radice della scarsità economica. Infatti, la termodinamica è la fisica del valore economico, come disse Sadi Carnot nel suo memoir del 1824. Poiché in un mondo dove le leggi della termodinamica non valessero, la stessa energia potrebbe essere usata continuamente e nessun oggetto si consumerebbe mai”.

Georgescu ci avverte che questo approccio all'economia verso cui tendiamo tanto allegramente, porta ad una situazione di alta entropia, cioè il disordine massimo, la fine delle risorse.


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